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Plantari ortopedici

Cosa sono i plantari ortopedici?

I plantari ortopedici sono degli ausili che vengono spesso prescritti da ortopedici, podologi,  fisioterapisti e tecnici sanitari nel caso di tallonite, fascite plantare, piede piatto (soprattutto) o cavo.

 

Si tratta di un presidio sanitario utilizzato “all’interno” delle proprie scarpe.

Con quale premessa vengono consigliati?

I plantari ortopedici vengono consigliati in tanti casi di piede piatto (con pazienti adulti e giovani) con l’obiettivo di sostenere l’arco plantare del paziente.

Viene spiegato che i piedi del paziente tendono a “cadere” sul versante mediale. Se è presente anche sintomatologia attiva (a piede, ginocchio, anca o schiena) vengono consigliati i plantari ortopedici, che avranno lo scopo di “sorreggere” l’arco plantare.

 

Questo è ciò che succede nella maggior parte degli studi specialistici. MA il paziente è stato adeguatamente informato riguardo:

  • la natura del suo problema?
  • sugli effetti plantare?
  • come procedere per avere risultati duraturi nel tempo?

Purtroppo la risposta è spesso no.

Anche io stesso vedo persone con la diagnosi in mano e la prescrizione di plantari, ma nessuna idea di cosa significhi o cosa comporti.

 

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Ipermedicalizzazione: i plantari ortopedici sono prescritti troppo spesso e in malo modo!

Stiamo vivendo in un momento storico in cui la prescrizione dei plantari è esagerata! Considerata la soluzione ai tutti mali!

 

Per rendere chiaro il concetto viene consigliato troppo spesso, anche quando non servirebbe.

 

La cosa più sbagliata è il motivo o la prospettiva con la quale li si consiglia. Come scritto nel paragrafo precedente, il loro compito è sorreggere il piede, “correggerlo”, riportarlo in “asse” o riequilibrarlo.

 

 

Peccato che il senso del plantare e il suo utilizzo siano ben diversi!

 

 

Dopo un primo episodio di dolore ai piedi, ci sono persone che continuano a comprare i plantari anno dopo anno, come se ne avessero bisogno anche quando il dolore è scomparso.

 

 

Il plantare non va usato per sempre! (a parte rari casi). Dobbiamo pensare al plantare come ad una stampella, ovvero uno strumento utile, momentaneo e limitato ad un dato periodo!

 

Non dobbiamo pensare che prima del plantare il nostro piede e la nostra camminata/corsa fossero “sbagliati” e che adesso sono “giusti”.

 

Viviamo in una società immersa nel marketing, nelle credenze e dicerie comuni (si è sempre fatto così, perciò continuiamo a farlo).

 

Per motivi prettamente economici le marche di scarpe e l’industria farmaceutica sono molto interessate a renderci dipendenti da un prodotto (anche costoso).

 

Come mai scrivo queste cose? lo scoprirai leggendo i prossimi paragrafi!

 

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Falsi miti e informazioni errate

Riporterò alcune nozioni che, stando a oggi, sappiamo:

  • il piede piatto non è di per sé una patologia, ma una caratteristica del soggetto (come un naso fino o più storto);
  • il piede piatto, il piattismo o l’eccessivo valgismo del piede non sono fattori di rischio importanti per lo sviluppo di un infortunio;
  • le scarpe moderne vendute nei negozi, con tecnologici sistemi di ammortizzazione e stabilizzazione non proteggono il piede o prevengono infortuni (anzi, ma dedicherò un altro articolo a questo tema);
  • i sistemi di controllo della pronazione (caduta della volta plantare o controllo del piattismo) quali scarpe apposite o PLANTARI ORTOPEDICI non prevengono gli infortuni e non cambiano a lungo termine la meccanica del piede;
  • le persone che si allenano o camminano con scarpa minimalista (senza stabilizzazioni o plantari) tendono ad avere strutture del piede più “forti”, in particolare se sanno programmare allenamento ed attività;
  • Il fattore più importante nello sviluppo di un problema al piede (come di tutti gli altri distretti) è il CAMBIAMENTO.

Concetto di CAMBIAMENTO

Per Cambiamento intendo un cambio di attività:

  •  volume di lavoro;
  • intensità;
  • durata;
  • frequenza.
Tanto più sarà rapido il cambio di attività, maggiore sarà il rischio di incorrere in un sovraccarico delle nostre strutture.
 

Facciamo degli esempi per quanto riguarda il piede:

  1.  Luigi, padre di famiglia, corre per scaricare la tensione della settimana lavorativa. Solitamente corre 2 volte alla settimana, circa 1 ora, percorrendo le strade del suo paese, che sono piane. D’un tratto inizia a correre con un amico più allenato di lui. Per tutto il mese di aprile (primo mese in cui la temperatura si alza con la primavera), escono anche la domenica e fanno sempre una corsa spinta di circa 2 ore, anche in salita e discesa. I primi due week end Luigi accusa solo un fastidio al piede, alla terza domenica non riesce a concludere la corsa con l’amico tornando a casa zoppicando. Secondo voi se Luigi metterà un plantare cambieranno le cose?
  2. Gina, da poco andata in pensione, lavorava in ufficio. Dato che ora ha molto più tempo libero, decide di iniziare North Walking (3 lezioni a settimana). Anche se il ritmo non è veloce, il gruppo di north walking è allenato a camminare anche 3 ore di fila ogni volta. La povera Gina dopo qualche mese inizia ad accusare dolore ai piedi, va dal medico che le suggerisce infiltrazioni, plantari ortopedici e antinfiammatori. Gina ferma il cammino per due mesi e sembra migliorata, ma quando rientra, torna in poco tempo a provare i dolori di prima. Come mai?

 

Plantari ortopedici

In entrambi gli esempi, la miglior cura sarebbe quella di rendere consapevole la persona delle regole base dell’allenamento e dell’attività fisica! In tutti e due i casi è stato fatto “troppo”, in “troppo poco tempo” con “troppa frequenza”.

Non importa che tu sia un atleta o un pensionato, se fai attività a cui non sei abituato (soprattutto se praticate più frequentemente e con maggiori intensità) potresti incappare in un infortunio.

Il plantare sarà un mezzo per uscire dal tuo infortunio! Un mezzo momentaneo che non dovrà essere mantenuto per sempre.

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Come va usato veramente un Plantare?

Il plantare è un ausilio ortopedico ed è MOLTO UTILE  se usato nelle giuste circostanze, nel momento giusto, per il giusto tempo e con cognizione di causa.

 

Ripetendomi, l’uso di queste ortesi (plantari) era ed è (ancora oggi) indirizzato a correggere i “disallineamenti” del piede.

Come vi ho già scritto, questi “disallineamenti” (piattismo per esempio) non sono direttamente collegati a infortunio (al massimo sembrano essere blandi fattori contribuenti in alcuni casi specifici).

 

 

MA la cosa che conta di più è il RAPPORTO tra carico di lavoro richiesto e tolleranza (al carico) di un dato distretto corporeo (insieme di tessuti molli e non).

 

 

Il PLANTARE diventa utile ed INDISPENSABILE in una prima fase del percorso riabilitativo. Ci permette di cambiare la distribuzione di forze e peso sulla caviglia e sul piede. Lo stress meccanico verrà distribuito, quindi, su strutture limitrofe diverse.

 

Un esempio è l’inserimento di un plantare con tallone più alto, il quale “scaricherà” il parte le strutture del polpaccio.

 

Ricordiamoci che l’inserimento del plantare deve essere momentaneo, solo in fase acuta, per aiutarci a limitare l’irritazione sul tessuto o parte del piede dolorante.

 

(Ogni problema al piede necessiterà di un plantare con forme diverse).

I plantari ortopedici sono parte della riabilitazione

Se faremo i plantari ortopedici e basta, probabilmente non risolveremo il nostro problema.

 

Possiamo scegliere:

  • ordinare dei costosi plantari, indossarli e vedere “cosa succede”, avendo brevi e minimi risultati a breve termine;
  • capire come il nostro infortunio sia iniziato, rendendo il nostro corpo sempre più “robusto” e meno incline alle infiammazioni ambendo quindi a risultati a lungo termine.
Ti sottolineo queste due strade perchè l’uso del plantare non garantisce risultati a lungo termine. Anzi , solitamente il riposo protratto, la protezione eccessiva della zona dolente e l’utilizzo di stabilizzazioni (plantari) porterà ad un progressivo ed inevitabile indebolimento del piede, con conseguenti nuovi infortuni.

I punti principali di una riabilitazione di qualità - Fisioterapia Visintin

  1. Valutazione del caso. Se avete letto altri articoli sapete che ci tengo a offrire uno studio completo del caso. Dal racconto del paziente si proseguirà ad eseguire test di ogni tipo. Sarà mio compito farti capire nel modo più chiaro possibile cosa fa male, in che modo gestire tale dolore e portarti alla soluzione definitiva;
  2. introduzione di tecniche manuali e non per il dolore (in casi molto acuti e disabilitanti anche i farmaci possono essere utili);
  3. utilizzo di plantari per scaricare il piede nella prima fase;
  4. progressiva introduzione di esercizi man mano che il dolore migliora, questo per riportare ad un buon livello di forza il piede (in generale tutto il corpo);
  5. progressivo abbandono dei plantari
  6. dare in mano al mio paziente tutti gli elementi per evitare di cadere di nuovo nel problema! PREVENZIONE ! Comprende i principi della corretta quantificazione dello stress meccanico (diciamo della fatica) è il vero segreto per stare bene !

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*Anche se le informazioni contenute su questo blog sono molto utili, consigliamo all’utente di rivolgersi sempre al proprio professionista sanitario, medico di base, ortopedico o fisioterapista. Non improvvisare rimedi, esercizi ed attività decise senza aver consultato un esperto!

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